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GIULIANOVA – Da giorni il letto di una piccola stanza del Pronto soccorso dell’ospedale di Giulianova è diventato la casa provvisoria di L.J., 59 anni, nigeriano, senza fissa dimora e con il permesso di soggiorno ormai scaduto.
Era stato soccorso a Nereto dopo essere stato notato dagli agenti della polizia locale mentre camminava spaesato in un parcheggio. Portato in ambulanza a Giulianova, i medici lo hanno curato nonostante i postumi di un ictus che lo costringono a muoversi con difficoltà. Ma una volta stabilizzato, nessuno lo ha voluto prendere in carico.
«Lo assistiamo come se fosse ricoverato – racconta Piergiorgio Casaccia, primario del Pronto soccorso – con vestiti, pasti e cure quotidiane. Ma non possiamo lasciarlo tornare per strada». I Servizi sociali di Nereto e Giulianova si sono rimpallati le responsabilità, mentre la Caritas ha spiegato che potrebbe accoglierlo solo se in possesso di documenti regolari.
Ora l’unica strada è il rinnovo del permesso di soggiorno. Nel frattempo, medici e infermieri continuano a occuparsi di lui come di un paziente qualunque, trasformando per necessità una corsia d’emergenza in un rifugio che assomiglia più a una casa che a un ospedale.
Era stato soccorso a Nereto dopo essere stato notato dagli agenti della polizia locale mentre camminava spaesato in un parcheggio. Portato in ambulanza a Giulianova, i medici lo hanno curato nonostante i postumi di un ictus che lo costringono a muoversi con difficoltà. Ma una volta stabilizzato, nessuno lo ha voluto prendere in carico.
«Lo assistiamo come se fosse ricoverato – racconta Piergiorgio Casaccia, primario del Pronto soccorso – con vestiti, pasti e cure quotidiane. Ma non possiamo lasciarlo tornare per strada». I Servizi sociali di Nereto e Giulianova si sono rimpallati le responsabilità, mentre la Caritas ha spiegato che potrebbe accoglierlo solo se in possesso di documenti regolari.
Ora l’unica strada è il rinnovo del permesso di soggiorno. Nel frattempo, medici e infermieri continuano a occuparsi di lui come di un paziente qualunque, trasformando per necessità una corsia d’emergenza in un rifugio che assomiglia più a una casa che a un ospedale.