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L’alpinista e biologo teramano Marco Di Marcello, 37 anni, risulta ancora disperso sul Dolma Khang, in Nepal. Le probabilità di sopravvivenza sono purtroppo considerate «scarse», come ha precisato ieri sera il Ministero degli Affari Esteri, intervenuto dopo la tragedia che ha coinvolto diversi italiani travolti da una serie di valanghe sull’Himalaya.

Tra i dispersi, oltre a Di Marcello, anche l’altoatesino Marcus Kirchler, 30 anni. Tra le vittime, invece, l’altro abruzzese Paolo Cocco, 41 anni, di Fara San Martino (Chieti).

L’arrivo ieri a Kathmandu del console generale d’Italia a Calcutta, Riccardo Dalla Costa, ha permesso di rafforzare i contatti con le autorità nepalesi e con i tour operator impegnati nella gestione dei soccorsi.

«Le ricerche dei due dispersi riprenderanno domani (oggi, ndr) in un’area ben individuata», ha comunicato la Farnesina, alimentando l’angoscia e la speranza dei familiari del 37enne.

Di Marcello era stato sorpreso il 3 novembre da una bufera di neve e da una valanga mentre, insieme all’amico fraterno Paolo Cocco e ad altri compagni di cordata, tentava la scalata del Dolma Khang, cima di oltre 6.000 metri nell’ambito della spedizione “The Mountain of Light Expedition”.

A Teramo, la famiglia – il padre Francesco, ex comandante della Polizia Stradale, la madre Antonietta, la moglie Marzia, la sorella Giorgia e il fratello Gianni – vive ore di attesa e di speranza, seguendo ogni aggiornamento dal dispositivo satellitare che Marco portava con sé.

Negli ultimi giorni, il segnale del rilevatore ha registrato spostamenti intermittenti, come se il dispositivo fosse ancora in movimento.

«Siamo convinti che Marco sia vivo e stia cercando di farsi trovare», ha dichiarato il fratello Gianni, «vediamo che si muove, sale e scende di quota, forse ha trovato un cunicolo o scavato un riparo. Crediamo nella sua forza e nella sua capacità di resistere. Marco ce la farà».

Intanto, nella chiesa di San Michele Arcangelo di Villa Torre, si è svolta una veglia di preghiera officiata da don Cristoforo, con la partecipazione di parenti, amici e concittadini, «per tenere acceso il lume della speranza».

Le ricerche proseguono in condizioni proibitive. L’Associazione nazionale delle guide di montagna nepalesi ha reso noto che una squadra SAR (Search and Rescue) di quattro esperti – Riten Jangbu Sherpa, Pasang Kidar Sherpa, Chhiring Sonam Lama e Pasang Temba Sharpa – è operativa sul monte Yalung Ri, nell’area di Dolakha. Il team è equipaggiato con tecnologie di ricerca avanzate, tra cui il rilevatore Recco, per aumentare la precisione nelle operazioni di recupero.

Parallelamente, dall’Italia segue la situazione Davide Peluzzi, capo spedizioniere del gruppo Teramo Explora Nunaat International e ambasciatore del Parco Gran Sasso-Laga, in costante contatto con la collega nepalese Rojita Buddhacharya. I due stanno fornendo dati meteorologici aggiornati per garantire la sicurezza delle squadre di soccorso.

«Ieri pomeriggio le squadre erano a 5.400 metri sullo Yukang Ri, nella Rolwaling Himal», ha spiegato Peluzzi. «Le ricerche si sono interrotte con il buio, ma riprenderanno all’alba».

Di Marcello aveva partecipato a diverse spedizioni in Nepal insieme a Peluzzi e a Cocco: “Le acque degli Dei” (2013), “Extreme Malangur” (2015), “Jobo Garu” (2017) e “The Sky’s Way to Sagarmatha” (2019). Un sodalizio umano e alpinistico profondo.

«Marco e Paolo sono un pezzo della mia vita», ha ricordato commosso Peluzzi. «Come due fratelli minori con cui ho condiviso anni di spedizioni e amicizia sincera».

La speranza di riabbracciare Marco Di Marcello travalica ormai i confini dell’Abruzzo. Sui social, centinaia di messaggi di affetto e sostegno arrivano da tutta Italia e dall’estero, dove Marco aveva lavorato come biologo: prima a Innsbruck, in Austria, e oggi a Calgary, in Canada, dove vive con la moglie.

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