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Si avvicina la conclusione del processo per la violenta rissa costata la vita al giovane Amir Benkharbouch, avvenuta all’alba del 16 marzo scorso sul lungomare di San Benedetto del Tronto.
La Procura di Ascoli Piceno, guidata dal procuratore capo Umberto Monti, ha richiesto pene severe per tre dei quattro imputati, tutti coinvolti nel drammatico scontro che lasciò anche diversi feriti.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, Federico Di Stanislao, 21 anni, originario di Giulianova, avrebbe colpito con un’arma da taglio durante la colluttazione, raggiungendo accidentalmente Benkharbouch al torace e provocandone la morte per una grave emorragia.
Per lui il pubblico ministero ha chiesto 18 anni di reclusione, riconoscendo la riduzione di un terzo della pena prevista dal rito abbreviato. Di Stanislao deve rispondere anche di tentato omicidio e lesioni gravi per il ferimento di Daniele Seghetti, poi sottoposto all’asportazione della milza.

Più pesante la richiesta nei confronti di Raul Denis Rotaru, 23 anni, anch’egli di Giulianova, già noto alle forze dell’ordine e attualmente sotto processo a Teramo per un diverso episodio di tentato omicidio con machete. Per lui la Procura ha chiesto 20 anni di carcere, ritenendolo responsabile di aver colpito con la stessa arma Seghetti e ferito Helmi Nessibi.

Per Francesco Sorge, 31 anni, di San Benedetto del Tronto, il pubblico ministero ha avanzato la richiesta di 4 anni di reclusione: l’uomo avrebbe reagito alla violenza colpendo Rotaru e Di Stanislao con una catena da bicicletta, provocando loro lesioni gravi.

Chiesta invece l’assoluzione per Helmi Nessibi, 30 anni, di Grottammare, ritenuto non direttamente coinvolto nelle azioni più violente.
Tutti gli imputati restano comunque accusati di rissa aggravata.

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