Condividi:

TERAMO – Non si fermano i familiari di Fabrizio Piccinini, l’operaio 57enne di Bellante morto il 29 luglio 2024 dopo una caduta da oltre otto metri mentre lavorava su un’impalcatura nel cantiere dell’Istituto Alberghiero Crocetti-Cerulli di Giulianova.
Dopo la decisione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Teramo di archiviare il procedimento penale, il figlio e il fratello della vittima hanno annunciato formale opposizione al provvedimento.
La Procura di Teramo aveva aperto un fascicolo ipotizzando il reato di omicidio colposo, iscrivendo nel registro degli indagati il titolare dell’impresa appaltatrice e il responsabile della sicurezza del cantiere, affidato dalla Provincia.
Le indagini – durate oltre un anno – avevano approfondito le condizioni di sicurezza della struttura e le modalità operative in quota. Tuttavia, secondo il gip, non sarebbero emersi elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio, motivo per cui è stata disposta l’archiviazione.

Una decisione che la famiglia non intende accettare.

«Non possiamo permettere che tutto finisca così – spiega il figlio di Fabrizio –. Vogliamo sapere se sono state rispettate le norme di sicurezza e se qualcuno avrebbe potuto evitare questa tragedia».
L’avvocato dei familiari sta predisponendo un’istanza per chiedere la riapertura delle indagini, con particolare attenzione ad alcuni aspetti ancora poco chiari: le misure di sicurezza adottate nel cantiere e la formazione del personale coinvolto nei lavori.
L’incidente aveva profondamente scosso la comunità di Bellante, dove Piccinini era stimato per la sua lunga esperienza nel settore edile. Secondo la ricostruzione, quel giorno l’operaio stava eseguendo lavori di manutenzione sulla facciata dell’edificio quando avrebbe improvvisamente perso l’equilibrio, precipitando nel vuoto.
L’impatto fu fatale: nonostante l’intervento immediato dei sanitari del 118, l’uomo morì sul colpo.
La vicenda ha riacceso il dibattito sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, tema ancora drammaticamente attuale. Secondo i dati Inail, nel 2024 in Abruzzo si sono registrati oltre 40 incidenti mortali, a conferma di una situazione ancora critica nei cantieri e nelle aziende della regione.
«Chiediamo solo verità e giustizia – aggiunge il fratello –. Fabrizio era un lavoratore serio, non meritava di morire così. Vogliamo sapere se qualcuno ha sbagliato e perché».
Nei prossimi giorni, l’opposizione all’archiviazione sarà depositata ufficialmente al Tribunale di Teramo. Sarà ora il giudice a decidere se disporre nuovi accertamenti tecnici o audizioni.
La battaglia dei familiari di Piccinini si aggiunge a quella di tante altre vittime del lavoro: storie di dolore, coraggio e ricerca di verità, che continuano a interpellare la società e le istituzioni.

Tutti gli articoli