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Una storia di ingiustizia e pregiudizio che si trasforma, finalmente, in riscatto. A Montesilvano, in provincia di Pescara, tre donne transessuali arrestate nel 2019 con accuse di rapina e tentata estorsione sono state definitivamente assolte. Dopo anni di processi e privazioni della libertà, riceveranno un risarcimento complessivo di oltre 122mila euro per ingiusta detenzione.
La vicenda risale a cinque anni fa, quando un uomo denunciò di essere stato aggredito e derubato in un appartamento dopo una notte di sesso a pagamento e consumo di cocaina. Secondo il suo racconto, le donne lo avrebbero colpito e costretto a consegnare denaro e cellulare, chiedendogli poi altri soldi per riottenere il telefono.
Sulla base di quella denuncia, il pubblico ministero dispose misure cautelari immediate: tre delle imputate finirono ai domiciliari, e in seguito in carcere. Solo una quarta, coinvolta marginalmente, fu indagata a piede libero.
La svolta arrivò nel corso del processo, celebrato davanti al gup di Pescara Elio Bongrazio. La difesa produsse un video registrato proprio quella notte: le immagini documentavano un rapporto sessuale di gruppo consensuale, l’uso condiviso di cocaina e il pagamento volontario da parte dell’uomo. Nessuna violenza, nessuna minaccia — solo la realtà, molto diversa da quella denunciata.
Di fronte a prove così chiare, il racconto della presunta vittima crollò. Il giudice parlò di “plurime e gravi contraddizioni” e di una testimonianza “scarsamente attendibile”, disponendo l’assoluzione piena per le tre donne.
La Corte d’Appello, dopo la sentenza definitiva, ha ora riconosciuto il diritto delle ex imputate a essere risarcite per i mesi trascorsi tra carcere e domiciliari. Un totale di 122mila euro sarà versato dallo Stato, a titolo di riparazione per un errore che ha segnato profondamente le loro vite.